Planet of Darkness

La poesia cimiteriale e la poesia ossianica

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view post Posted on 19/10/2007, 21:21
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La poesia cimiteriale e la poesia ossianica
(seconda meta' del '700)



La predilezione per temi cupi e sconfortati e gli atteggiamenti sentimentali e malinconici, che verso la meta' del XVIII secolo cominciavano a comparire nella letteratura di tutta l'Europa, non costituivano che i segni del rifiuto della serena quanto scettica ragione illuminista: serena perche' la fiducia nell'onniscienza delle facolta' razionali generava ottimismo; scettica poiche' le sue conclusioni ignoravano intere zone dell'animo umano delle quali lo stesso animo andava acquistando una maggiore sensibilita' (attraverso le suggestioni del sentimento). La sensibilita' per la morte, il suicidio, il dolore universale, la transitorieta' delle cose umane, era il sintomo anche dell'insoddisfazione per una societa' contraddittoria e deludente e per una casta di pensiero che non considerava l'interiorita' e l'aspetto spirituale della vita umana: un'insoddisfazione che si tramutava nella malinconia, nella riflessione, nella nostalgia, nel sogno, nel vagheggiamento dell'amore; talvolta anche nella ribellione, nello slancio passionale, nell'individualismo esasperato. Al centro di tutto questo, vi erano un sentimento doloroso della natura e dell'uomo e un desiderio di genuina autenticita'.
Nel Preromanticismo inglese questi temi furono sviluppati dai cosiddetti poeti "elegiaci", per la loro sensibilita' e propensione alla meditazione, e dalla "poesia cimiteriale", che trovo' i suoi massimi esponenti in Edward Young (1683-1765), con Il lamento, ovvero pensieri notturni sulla vita, la morte e l'immortalita' (1742-1745), Robert Blair (1699-1746), con La tomba (1743), e Thomas Gray (1716-1771), con l'Elegia scritta in un cimitero di campagna (1751). Questo tipo di poesia era appunto caratterizzato da riflessioni sulla caducita' della vita e sul destino dell'uomo, da paesaggi lugubri e desolati, da una particolare attenzione al tetro e alla solitudine della tomba, e nasceva da quell'interesse verso le rovine, la pace notturna e le atmosfere sepolcrali in cui si orientava la malinconia dei poeti cimiteriali. Tali motivi, che gia' si erano affacciati nella letteratura inglese con Thomas Parnell (1679-1812) e la sua Composizione notturna sulla morte (1712), oscillante tra l'abbandono elegiaco le annotazioni macabre, influirono anche sull'ispirazione di alcuni poeti italiani, quali Aurelio Bertola (1753-1798), autore delle Notti clementine (1775), scritte per la morte di papa Clemente XIV, Ippolito Pindemonte (1753-1828), che aveva avviato la composizione di un poemetto sui Cimiteri, e Ugo Foscolo, nei suoi Sepolcri.

La malinconia dei Preromantici si tradusse anche in un gusto per il primitivo e per il "barbaro", come necessita' di tornare ad una letteratura piu' originaria e autentica, in opposizione al tradizionale culto della classicita'. Nuove fonti di ispirazione furono i canti e le leggende dei popoli nordici e germanici, cosi' misteriosi e affascinanti, ma anche le fiabe e la poesia popolare, frutto di una fantasia schietta e di forti sentimenti. L'emblema di questa nuova sensibilita' fu la pubblicazione, ad opera dello scrittore scozzese James Macpherson (1736-1796), di un ciclo di antiche poesie epiche attribuite ad un leggendario bardo di nome Ossian, vissuto nel III secolo dopo Cristo. La poesia ossianica fece la sua comparsa nel 1760, con il volume Fragments of Ancient Poetry, tradotto in Italia da Melchiorre Cesarotti (1730-1808) nel 1763 con il titolo di Canti di Ossian. Macpherson aveva tradotto queste antiche poesie scozzesi e irlandesi, tramandate in manoscritti risalenti all'XII secolo, dandone libere versioni e inserendovi passi di sua invenzione, tanto da suscitare violente controversie sulla loro autenticita'. Ma il successo che ebbero in Europa fu enorme e immediato, tale da indurre lo scrittore a pubblicare altre opere negli anni successivi, raccolte poi nel 1765 in due volumi sotto il titolo di The Works of Ossian [Le Opere di Ossian].
Molti dei motivi tipici della poesia ossianica erano gia' presenti nella poesia cimiteriale, come le interrogazioni patetiche sul destino rivolte alla natura, i trasalimenti della memoria, i compianti per la morte e l'infelicita' della vita, le tombe spoglie e illacrimate; oltre a questi, la predilezione per i paesaggi notturni, selvaggi, tempestosi, le virtu' cavalleresche e l'epicita' guerriera, i cupi episodi di amore e morte, le drammatiche apparizioni spettrali. Il pubblico fu entusiasmato dalle atmosfere malinconiche, fantastiche ed epiche al contempo di questa nuova poesia, col suo carico di forti emozioni ed episodi drammatici; i Canti diedero inizio ad una vera moda, quella della poesia popolare, che favori' in tutta Europa la pubblicazione di importanti raccolte di testi folcloristici di tradizione orale. Ossian era considerato "l'Omero del Nord", per la sua maestosa e primitiva poesia epica, e per la rievocazione di un suggestivo passato barbarico. Per queste ragioni i Canti di Ossian piacquero tanto alla generazione romantica, ed erano destinati ad avere un notevole influsso su gran parte della letteratura ottocentesca.
 
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klsienyk
view post Posted on 30/12/2012, 09:04




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